L'ipovisione è una condizione che colpisce più di una persona su 100 nella popolazione generale.

Si è valutato che in Europa esistono 11 milioni di ipovedenti in aggiunta a 1 milione di non-vedenti refrattivi.

Il 60-80 % della popolazione ipovedente può essere aiutato mediante ausili visivi.

Sono considerati ipovedenti i soggetti con acutezza visiva inferiore ai 2/10 con correzione e con rilevanti limitazioni del campo visivo centrale e/o periferico.

La sola fornitura dell'ausilio, in gran parte dei casi, non consente al paziente di sfruttare appieno le proprie potenzialità funzionali residue, specie se il paziente è un bambino o una persona anziana.

Solo attraverso un idoneo trattamento riabilitativo, svolto da operatori qualificati quali Oculisti, Ortottisti e Assistenti di Oftalmologia, Psicologi in centri adeguatamente attrezzati, e seguiti poi da genitori e tutori a casa e a scuola, si possono conseguire risultati apprezzabili.

Comunemente si ode che sia dannoso che il ragazzino legga tenendo il testo a breve distanza dagli occhi. La verità è che spesso le persone con una minorazione visiva "devono" tenere il testo di lettura molto vicino agli occhi per poter leggere e non è vero che in questo modo danneggiano la vista.

Molte persone ipovedenti imparano ad usare la loro vista residua proprio leggendo a distanza molto ravvicinata, impiegando lenti di potere elevato e muovendo appropriatamente il testo oppure il capo.

Anche i ragazzini con una vista assai ridotta possono così imparare a leggere con una velocità ed una continuità soddisfacente.

Negli ultimi anni si stanno creando centri di riabilitazione visiva in tutta Italia; in queste Cliniche per ipovedenti vengono presi in cura pazienti di tutte le età: bambini in età prescolare e scolare, adolescenti, adulti e anziani.

La riabilitazione visiva viene eseguita tramite un lavoro di gruppo di operatori qualificati quali Oculisti, Ortottisti e Assistenti di Oftalmologia, Psicologi e con il coinvolgimento di operatori sociali e scolastici.

I pazienti ipovedenti possono appartenere, a seconda dei sintomi della loro minorazione visiva, a uno o più di questi quattro gruppi fondamentali:

I GRUPPO >> SCOTOMA CENTRALE
Appartengono a questo gruppo il maggior numero delle persone con minorazione visiva. Queste non possono usare la macula (parte centrale della retina con più alta risoluzione del dettaglio) e non riescono nè a leggere nè a vedere i dettagli a distanza. La causa più frequente di questa minorazione è la Degenerazione maculare senile correlata all'età, che colpisce l'anziano.

Altre malattie con lo scotoma centrale sono le Neuriti ottiche, la Toxoplasmosi (infezione da parassiti) e le Coroiditi che colpiscono ogni fascia d'età. Poichè queste persone non possono usare la parte centrale della retina devono imparare a sfruttare la retina periferica e quindi a dirigere lo sguardo al di sopra o al di sotto di un oggetto in modo che l'immagine cada sopra o sotto lo scotoma centrale.

II GRUPPO >> NISTAGMO ANOMALO
Fanno parte di questo gruppo i pazienti che non riescono a controllare i movimenti degli occhi. Questo difetto può scaturire da una ridotta visione bilaterale nella prima infanzia o può essere congenito.

Altre anomalie come la Cataratta congenita o l'Albinismo possono accompagnarsi al Nistagmo anomalo.

Anche questi soggetti devono imparare un nuovo metodo di lettura, in cui muovono la testa anzichè gli occhi. Ciò permette agli occhi di rimanere stabili il più possibile in una posizione dove il Nistagmo è ridotto al minimo.

III GRUPPO >> PERDITA DELLA VISIONE PERIFERICA
Appartengono a questo gruppo coloro che non riescono ad usare la periferia della retina, ma hanno ancora una visione centrale residua.

Questi pazienti sono quelli affetti da Retinite pigmentosa o Glaucoma cronico.

Hanno gravi difficoltà di orientamento, vedono come attraverso un buco di una serratura, hanno cioè una visione tubulare, pertanto possono vedere un oggetto a 2 metri di distanza, ma sbattere contro un mobile di fianco a loro, proprio perchè non riescono ad individuare gli ostacoli laterali o ciò che è peggio le scale.

Per questi soggetti può essere utile il bastone bianco o il cane guida per quando devono muoversi in ambienti a loro sconosciuti; inoltre è utile non spostare mai oggetti in casa o in aula a loro insaputa, nè tantomeno lasciarli soli a camminare in zone affollate.

Durante la lettura di un testo, queste persone, vedono solo un minimo numero di lettere (talora solo una parte della parola) quelle cioè che rientrano nel loro campo di visione.

Sono pertanto molto lenti nella lettura e devono imparare a muovere gli occhi per brevi tratti alla volta facendo pause più frequenti per ogni riga di testo.

Un altro modo di leggere è quello di tenere gli occhi fermi e spostare il testo entro la visione centrale residua.

IV GRUPPO >> AMBLIOPIA
Il quarto gruppo è rappresentato dalle persone con Ambliopia (occhio pigro) dovuta a Strabismo non curato e a vizi refrattivi trascurati, come bambini con Miopia o Ipermetropia grave non corretti.

Questi ragazzi possono leggere in modo normale cioè senza muovere il testo al posto degli occhi, ma devono usare ausili ottici a causa della bassa acuità visiva.

La vita di chi vede poco si svolge sotto il segno dell' "incertezza": la percezione imprecisa e incostante della realtà visiva costringe l'ipovedente ad avere un rapporto incerto con l'ambiente e, nelle azioni, a procedere per tentativi ed errori.

Spesso, in passato, la società e la scuola stessa hanno avuto atteggiamenti sbagliati nei confronti dei ragazzi ipovedenti a causa di false credenze e pregiudizi.

Si riteneva che, le persone parzialmente vedenti "lo facciano apposta" e che in realtà vedano benissimo poichè non sono ciechi completi.

Per certi aspetti perciò, l'ambiguità della condizione degli ipovedenti produce maggiori difficoltà psicologiche rispetto ai ciechi assoluti, per le loro integrazione nel mondo dei normovedenti.

E' fondamentale che l'ipovedente impari ad utilizzare in maniera ottimale il proprio residuo visivo con o senza ausili ottici.

E' importante che l'ipovedente descriva a chi gli sta vicino per aiutarlo, genitore-insegnante-amici, cosa e quanto è in grado di vedere, quale tipo di illuminazione, di ausilio o di testo sia necessario per essere in grado di leggere.

Prima però deve "accettarsi" come persona con una disabilità visiva.

E' importante non porre indovinelli del tipo: "ciao, mi riconosci? ", ma è sempre meglio un contatto fisico (una stretta di mano, una pacca sulla spalla) seguito da "ciao X sono Y, come stai?" o esclamazioni come "ma guarda un pò!", "è da tanto che non ci vediamo" o salutare con "arrivederci".

E' inoltre importante insegnare ad un ipovedente a sfruttare tatto ed aptica, sentire suoni e odori, ascoltare le descrizioni verbali del tutore e non dimenticare i suoi residui di esperienza visiva.

Ideale sarebbe insegnare il Braille, sistema di scrittura e lettura dei non vedenti, prima che sopraggiunga la cecità completa.

Bisogna rendersi conto che comunque le persone ipovedenti non sono nè normovedenti nè cieche; quindi non trattarle come cieche, ma incoraggiarli a sfruttare al meglio il loro residuo visivo e allo stesso tempo prepararli al Braille, così come non bisogna dimenticare il loro handicap pretendendo come da normovedenti.

Le persone con una minorazione visiva non hanno, tra loro, molto in comune. Esse sono portatrici di handicap visivo ma l'abilità visiva di ciascuno è molto differente, come è differente il grado di visione di ciascuno pur essendo affetti dalla stessa patologia.

L'Oculista e l'Ortottista - Assistente in Oftalmologia potranno informare queste persone circa la malattia che ha colpito i loro occhi, su come è fatto l'interno del loro occhio, sulla loro acuità visiva e su quanto potranno vedere rispetto alle persone con una vista normale, se il loro campo visivo è completo oppure se mancano alcune parti, in che direzione dovranno dirigere il loro sguardo per poter vedere nel modo migliore, la loro sensibilità alla luce, l'ereditarietà della malattia, i rischi di peggioramento e le possibilità di miglioramento.

Personale esperto quale l'Ortottista - Assistente in Oftalmologia in un centro di rieducazione visiva insegnerà a questi soggetti come sfruttare al meglio il loro residuo visivo, le tecniche di lettura e li aiuterà nella scelta degli ausili; ma nella vita quotidiana e a scuola, questi ragazzi troveranno al loro fianco i genitori e l'insegnante di sostegno, i quali dovranno mirare allo sviluppo di modalità educative tese al raggiungimento di una certa autonomia.

Studenti ipovedenti una volta che hanno imparato a sfruttare il loro residuo visivo, con l'aiuto di ausili ottici, saranno in grado di apprendere quasi come un soggetto normale e potranno frequentare l'università o lavorare.

Passare quindi in età adolescenziale da una dipendenza a una crescente autonomia nell'ambito sociale e professionale.